La scatola arriva calda, la conviviale mano che la apre e l’odore della pizza: atto concluso, resta il cartone. È qui che spesso si interrompe l’attenzione, eppure quella scatola può cambiare il destino di un sacco di rifiuti. In molte case la reazione istintiva è infilare tutto nel bidone della carta senza pensarci troppo, ma il cartone della pizza non è sempre carta pulita. Capire cosa fare è semplice, richiede pochi secondi in più e riduce l’impatto ambientale: un dettaglio che molti sottovalutano.
Perché non basta buttarlo nel bidone della carta
La raccolta differenziata punta a recuperare materiali che possono tornare in circolo, ma il sistema funziona solo se gli scarti arrivano al centro di selezione nelle condizioni giuste. Quando una scatola è imbevuta di olio o con residui di mozzarella e pomodoro, il rischio è che la fibra venga contaminata: il processo di riciclo della carta può fallire oppure il materiale deve essere scartato e destinato all’indifferenziata. Questo significa consumare risorse per nulla e aumentare la frazione non riciclabile.
Per residui si intendono non solo i pezzi di pizza rimasti, ma anche le macchie di condimento che penetrano la fibra. In diverse città italiane i regolamenti locali hanno precisazioni diverse su cosa fare in questi casi: in alcuni comuni il pannello sporco viene avviato all’indifferenziata, in altri si preferisce separare la parte pulita e destinare i residui agli organici. Chi vive in città lo nota spesso nella differenza tra bidoni pieni di scatole pulite e pile di scatole unte che finiscono per complicare la gestione dei rifiuti.
Un primo principio utile è chiaro: la scatola può essere riciclata solo se è priva di residui grassi. Il modo in cui la si separa è decisivo per la qualità della raccolta e per evitare sprechi lungo tutta la filiera.

Ecco come separare correttamente la scatola senza sbagliare
Prima regola pratica: eliminare gli avanzi solidi e raccoglierli nel contenitore dell’umido o dell’organico, se previsto dal proprio comune. Non servono operazioni complicate: basta raschiare con una forchetta o un tovagliolo e mettere i resti dove vanno gli scarti alimentari. In molti Comuni questo passaggio è fondamentale per non compromettere la successiva selezione del materiale.
Poi valutare la scatola: se il coperchio è pulito si può staccarlo e metterlo nella raccolta della carta; la parte con macchie profonde di olio e sughi andrà spesso nell’indifferenziata. Un dettaglio che molti sottovalutano è che non serve sciacquare la scatola: l’acqua può peggiorare la qualità del materiale di carta e aumentare i costi di smaltimento. Perciò, separare e strappare è preferibile a bagnarli.
Verificare le regole del proprio comune è comunque la mossa più pratica: in alcuni territori il cartone molto unto è ammesso nel rifiuto umido se composto insieme ai resti alimentari; in altri no. Alla fine, il gesto concreto — raschiare i residui, strappare il coperchio pulito, gettare la parte oliata nell’apposito contenitore — è un piccolo atto civico che riduce la quantità di rifiuti indifferenziati e migliora la qualità della raccolta differenziata. Nella vita quotidiana, adottare questa semplice routine può cambiare il flusso dei rifiuti nei quartieri e alleggerire il lavoro degli impianti di riciclo.





